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Grazie a Untold Palestine, progetto sostenuto da 7amleh-The Arab Center for Social Media Advancement, veniamo a conoscere storie non conosciute e non raccontate di donne e uomini palestinesi che testimoniano la grande resistenza nella vita quotidiana: inventarsi il lavoro, esprimersi artisticamente, intraprendere sports, lottando contro stereotipi femminili della tradizione. Qui trovate tante piccole grandi storie, che hanno sempre al centro la cultura e l’identità palestinese, nelle sue molte facce.
Heba Walid Yassin – Libano
Mi chiamo Heba Walid Yassin, 26 anni, palestinese dal Libano, ma sono originaria di Saffuriyya in Palestina. Alla fine del 2015, ho realizzato la mia prima moneta palestinese quando un giornale libanese ha lanciato un concorso per disegnare una moneta palestinese. Da allora, ho iniziato a lavorare sui disegni dei francobolli oltre ai progetti per il giorno della Nakba e il giorno della Terra.
In quanto palestinese, la mia cultura è stata rubata insieme alla mia terra natale e così ho deciso di dedicare la mia arte alla Palestina, al fine di diffondere la cultura e la storia palestinese e far luce sulla bellezza delle città palestinesi. L’arte è un linguaggio che tutti parlano, capiscono e mi permette di presentare la mia storia al mondo.
Foto di: Rania Saadalah

Saeed Lulu – Gaza
Sono Saeed Lulu di Gaza, sostengo una famiglia di 7 persone. Ho realizzato lo “stand Alumni” per vendere bevande calde e fredde, ho dovuto chiedere un prestito alla banca per aprirlo. Il nome dello stand è stato ispirato dalla questione dei laureati che non riescono a trovare opportunità di lavoro a causa della situazione economica causata dal blocco israeliano a Gaza. Cerco di accogliere il cliente con un sorriso e non dimentico mai di piantare fiori e alberi intorno allo stand per dare energia e speranza ai miei clienti che stanno attraversando fasi difficili.
✅Foto di: mahmoud ajjour


Shahad – Hebron
Shahd è una laureata in produzione alimentare, è entrata nel campo perché la sua famiglia l’ha consigliato. Shahd non è riuscita a trovare un lavoro sul campo e continuava a essere rifiutata. Ha iniziato a cadere in depressione ma ha deciso di prendere in mano la situazione `Pensavo, dato che nessuno vuole assumermi, mi occuperò io di me stessa”. Ha avviato una piccola attività dove pianto e vendo queste piante, dal momento che mi sono sempre presa cura del giardino dei miei genitori con delicatezza e tenerezza. Alla fine, ho costruito una serra e l’ho trasformata in una piccola impresa nella città di Hebron.
Photo by: Samar Hazboun

Anonima – Gaza
Ferita in un attacco israeliano alla striscia di Gaza, che ha causato l’amputazione di una gamba. In precedenza ho lavorato come pasticcera, ma ho smesso dopo tre anni a causa del deterioramento della salute dell’altra gamba. Ho imparato a disegnare e realizzare vestiti e aperto un negozio, finanziato dalla Fondazione Irada per la riabilitazione delle persone con disabilità ad Abasan Al-Kabura, a est di Khan Yunis. E ho ottenuto il primo posto nella formazione.
Photo by: hani alshaer

Samar Al Bua’
Mentre il padre di Samar stava raccogliendo miele nella sua fattoria di api nel 2006, è stato ucciso dalle bombe israeliane. Samar Al-Bua’ ora ha 30 anni e ha rilanciato l’allevamento di api di suo padre per continuare il suo percorso. Ha esperienza nell’allevamento delle api da suo padre, lo accompagnava ogni giorno e ha assistito a come si prendeva cura della fattoria. È stata anche addestrata da specialisti e ha vinto premi in finanziamenti. I 13 alveari con cui ha iniziato sono diventati 80. Ma nel maggio 2021 gran parte della fattoria è stata distrutta a causa delle bombe israeliane. “Avevo paura di perdere il risultato del mio impegno. Ho perso il mio raccolto ma non mi arrenderò, mi alzerò e lavorerò di nuovo”. disse Samar. Samar sogna di espandersi dal mercato locale a quello internazionale.
✅Foto di: wafaa abuhajajj

Tasneem Abu Awad – Humsa, valle del Giordano
Tasneem Abu Awad è una beduina palestinese che vive con la sua famiglia a Humsa, all’estremità settentrionale della Valle del Giordano. Quando non va a scuola, cammina per la valle e passa le giornate ad aiutare sua madre a mungere le capre e le pecore, a fare il latte e ad allevare il bestiame.
Humsa, i cui residenti vivono di allevamento di pecore, è stata completamente demolita all’inizio dello scorso novembre 2021, l’occupazione ha demolito più di 70 case di lamiera ondulata. E durante quest’anno il villaggio è stato distrutto 7 volte. Negli ultimi quattro anni sono stati sfrattati 11 volte, il che riflette i crescenti sforzi per sfrattare i palestinesi. Tasneem aspetta ogni giorno che suo padre torni dai villaggi vicini e le racconti storie sui suoi incontri con le persone.
✅Foto di: Samar Hazboun

Janan Abdu – Haifa
Janan Abdu vive ad Haifa/Palestina
“La mia passione per le arti mi porta a praticare la Pittura. Il mio il lavoro è legato alle mie esperienze di vita, ecco perché sono disegni realistici.
Come molti palestinesi le cui vite sono state cambiate a causa di cattive circostanze, stiamo affrontando ogni giorno le difficoltà.
Mio marito è stato arrestato politicamente per 9 anni. Ho dovuto smettere di lavorare in un lavoro comunitario e ho deciso di studiare legge e impegnarmi nella difesa dei diritti dei detenuti. Anche, questo si riflette nelle mie opere d’arte, disegno la natura palestinese, città e villaggi rimasti o distrutti.
La condizione, il corpo e i sogni delle donne palestinesi con tutte le lotte sociali e politiche.
In questi giorni lavoro alla mia galleria, puramente d’arte: è lo spazio attraverso il quale posso raccontare la mia storia di vita.
Foto di: Rana Matar

Em Fira – Gaza
“Oggi vi presenteremo un cibo popolare palestinese, prodotto realizzato da una donna palestinese.
La mia storia con ‘Kashk’ è iniziata quando ero giovane, cercando di imparare a prepararlo da mia madre. Quindi
a causa di alcune circostanze, ho dovuto trasformarlo in una attività redditizia per aiutare finanziariamente la mia famiglia. Ho iniziato a fare Kashk a casa e venduto ad amici, parenti e anche al mio vicinato.
Il Kashk è uno dei piatti principali della nostra cultura, in particolare per gli anziani non solo a Gaza ma in tutta la Palestina. “
Foto di: Abed Zagout

Mona – Arrabeh
Mi chiamo Mona e ho 32 anni
Sono nata e cresciuta in un piccolo villaggio palestinese situato nel nord della Galilea, chiamato Arrabeh.
Il pronto soccorso è diventato la mia casa negli ultimi 8 anni; un luogo dove sono cresciuta, ho imparato, fatto
tanti amici e conosciuto persone che oggi chiamo famiglia.
Il 2020 è stato impegnativo in tanti modi. Passare attraverso la pandemia di COVID-19 ed essere al centro del caos
mi ha insegnato molto sulla vita e su ciò che conta davvero per noi esseri umani. Dobbiamo tenere i piedi per terra e
tenere la testa alta per sopravvivere. Il 2012 è stato un nuovo capitolo che ha cambiato la mia vita. Ho avuto la mia
prima esperienza di viaggio di lungo periodo con la mia migliore amica.
Essere esposte a nuove culture mi ha fatto aprire gli occhi, vivere un mondo che non ho mai sperimentato prima. Da allora,
la mia anima desiderava più di queste esperienze. La mia passione è stata la mia guida, visitare 29 paesi finora, 2 passaporti pieni, documentando esperienze infinite che soddisfano un sogno; che è fare ciò che amo.*
Sono sempre stata una persona ambiziosa, mi sono prefissata degli obiettivi e ho dedicato il mio tempo a raggiungerli. Due anni fa, ho deciso di diventare più in forma fisicamente e ho iniziato ad andare in palestra ogni giorno. Il mio programma quotidiano è stato pianificato in base a questo. Essendo atletica, la donna muscolosa non è un’idea molto gradita nella nostra Comunità. Perciò, mi sono assicurata di tenere la testa alta: mi sono concentrata sui miei obiettivi e mi sono circondata di persone giuste e solidali.
Foto di: Majd Dagash

Zaina Amarna – Gaza
Ho iniziato a suonare Qanun all’età di sette anni; due anni dopo la morte di mio padre. Mia madre pensava che sarebbe stato un bene per me per lasciare lo stress accumulato, in modo sano. Onestamente, non riesco a immaginare la mia vita senza “Sadig” il mio Qanun. L’ho chiamato Sadiq, che significa amico perché spendo più tempo con esso che con chiunque altro. Ho costruito il mio mondo con la musica, ho iniziato a scrivere, comporre e suonare le mie canzoni. Inoltre il disegno, è un altro modo di esprimere me stessa.
Per me la musica è un sogno che condivido con mia madre; ma purtroppo è difficile per me continuare questo sogno
qui a Gaza. Anche se questo posto mi ha reso quello che io sono, adesso mi sta portando via questo sogno.
Questa è una sfida per mettermi alla prova e per mostrare al mondo di cosa sono sono capace.
Foto di: Jamileh Tawfig


Hanin Omar – Shweika village, Tulkarm district
Ho trascorso un anno e tre mesi nelle carceri israeliane come prigioniera politica. Dentro la prigione, tra le altre prigioniere, ho scoperto il mio talento per il ricamo e l’ho sviluppato. Trascorrevamo molto tempo scambiando le nostre esperienze e imparando l’una dall’altra come donne. Attraverso il ricamo esprimo i miei sentimenti e me stessa. Ho creato il mio negozio online, Haneen Al Watan per il ricamo, e il mio sogno è trasformare questo negozio in un negozio fisico in cui le persone possano venire, un giorno.
Foto di: Shad I’mar

Abdul Rahman Al Razem – Gerusalemme
Hai sentito parlare del pane di Gerusalemme?
Mi chiamo Abdul Rahman Al-Razem; ho 23 anni, da Gerusalemme. Quando ero giovane, spendevo tutto il mio
tempo nella panetteria dei miei genitori, nel quartiere della città vecchia di Al-Saadiya.
Sono cresciuto con il profumo del pane di Gerusalemme e le antiche pietre di Gerusalemme. I miei fratelli, cugini,
e io lavoravamo tutti al panificio, uno a impastare, uno che lavora al forno, e uno che consegna.
Quando visiti Gerusalemme, devi venire nella città vecchia e perderti negli antichi mercati e vicoli. Mentre sei qui, non devi dimenticare di provare il miglior pane di Gerusalemme, pane che da generazioni fa parte della nostra cultura.
Tutti coloro che visitano Gerusalemme ne rimangono dipendenti
Questo pane non solo ha un sapore speciale, ma porta anche la storia antica che è rimasta un punto fermo di questa città,
nonostante l’occupazione e i tentativi di cancellare il carattere Arabo di questa città.
Foto di: Latifeh Abdellatif

Zainab Al Kawlak – Gaza
L’artista palestinese Zainab Al-Kawlak, è sopravvissuta al massacro commesso dall’esercito israeliano contro la sua famiglia durante l’ultima guerra nella Striscia di Gaza lo scorso maggio.
Attraverso una mostra intitolata “Ho 22 anni, ho perso 22 persone”, ogni dipinto incarna un momento tragico che ho vissuto a causa del bombardamento, in cui ho perso 22 membri della mia famiglia, tra cui mia madre e 3 dei miei fratelli.
Racconta: “Improvvisamente mia madre mi ha avvertito che il muro di casa aveva delle crepe (..) non riuscivo a guardare né pensare, in pochi secondi mi sono ritrovata sotto le macerie, eravamo tutti sotto le macerie”.
Dice di aver passato quelle lunghe ore a pensare ai suoi familiari: “Chi di loro soffre! Chi perde conoscenza!”
Dice che tra i suoi dipinti più importanti oggi c’è uno della sua famiglia, basato su una foto scattata durante la laurea all’università di suo fratello. Nella sua pittura plastica, l’artista ha rappresentato alcuni membri della sua famiglia in abiti senza corpo.
Zainab si è descritta come “un cadavere”: “rimuovere le macerie da sopra il corpo non significa che le macerie (interne) siano state rimosse e che io sia in buone condizioni”.
Foto di: Mahmoud Ajjour


Shahd Ayub
Mi chiamo Shahd Ayoub e ho 14 anni. Sono stato introdotta alla boxe per la prima volta tramite YouTube e quando ho saputo dell’apertura dell’Olympic Boxing Center, ho deciso di registrarmi, con l’approvazione dei miei genitori e nonostante l’obiezione di uno dei miei fratelli e le critiche della società. Chi si oppone alla mia decisione considera questo sport uno sport maschile, ma a me non interessa. Quando guardo i miei colleghi boxare, mi innamoro sempre di più di questo sport. Ogni giorno vado con le mie colleghe Zina Rakhawi, Rimas Ayoub e Rahaf Abu Naji, per esercitarmi. Sogno di diventare un campione famoso, partecipare a campionati internazionali e internazionali di boxe, e rappresentare il nome del mio paese, la Palestina.
Foto di: Wafaa Abu Hjaj

Jumana Al-Rishq – Canada
Jumana Al-Rishq è una rifugiata di 27 anni che vive nella diaspora palestinese. “La mia famiglia è stata sfollata nella Nakba da Haifa e Hebron, ed è fuggita dalle guerre in Libano e Kuwait fino a raggiungere la Giordania, dove sono nata”. Joumana ora vive nelle terre non assegnate di Likuangen (Victoria, Canada).
“Ho imparato le storie della mia gente e il nostro profondo legame con la nostra terra, non solo come nazionalità, ma come rapporto con ulivi, mandorle e fichi. La Palestina non è mai stata un luogo, era gli esseri umani.
Mi sono ritrovata in Canada, a conoscere le terre in cui sono arrivata, a studiare agricoltura sostenibile, erboristeria, scienze politiche e metodi indigeni della terra, imparando le storie che la terra possiede, quelle che non possono essere cambiate dalla colonizzazione. Mi sono resa conto che anche questa terra era stata rubata, proprio come la mia.
Collego storia, terra e liberazione come regista che lavora a un breve documentario sugli indigeni, gli immigrati e le comunità di colore nel loro rapporto con il cibo, in relazione alla terra e alla cultura in un progetto chiamato Living in Liberation. Sono anche un’ erborista e una organizzatrice di comunità e coltivo cibo per la mia comunità”.
Foto di: Meer Mahmoud

Rami Nabulsi Sayigh Maqdasi
Rami Nabulsi Sayigh Maqdasi possiede il Negozio Saraya Ard a Gerusalemme Est.
Nel suo negozio vende oggetti d’antiquariato palestinesi, documenti, giornali che risalgono a prima della rivolta palestinese
negli anni venti, e anche rare monete palestinesi del 1941, di cui esistono solo 100.000 pezzi che
conserva creando con essi ornamenti. Rami crea anche artigianato tradizionale palestinese e gioielli e ripara pezzi rotti
che gli arrivano. Quando aveva 10 anni, ha sviluppato questo hobby di raccogliere oggetti palestinesi come mezzo per preservare identità e cultura della Palestina, che alla fine lo ha portato ad aprire il proprio negozio.
I proprietari di negozi a Gerusalemme sono soggetti quotidianamente a molestie da parte delle forze israeliane e l’imposizione di leggi arbitrarie sul loro commercio e negozi. Nonostante ciò, i proprietari dei negozi continuano a lavorare, sopravvivere e preservare ciò che i loro antenati iniziarono negli antichi mercati di Gerusalemme.
Foto di: Latifeh Abdellatif

Traduzioni a cura di Alessandra Mecozzi
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