Nabil al -Sahli da Middle East Monitor
nella foto: coloni israeliani in un antico sito storico a Nablus Cisgiordania 22 Aprile 2019 [Shadi Jarar’ah/Apaimages]
La Palestina è uno dei paesi più ricchi del mondo per le antichità, in concorrenza con l’Egitto, nel mondo arabo. Almeno 22 civiltà hanno lasciato la propria impronta in Palestina, la prima delle quali è stata quella dei Cananei; la loro presenza è ancora visibile oggi.
Dal 1948, i governi israeliani che si sono succeduti hanno prestato particolare attenzione alle antichità che hanno una identità araba e palestinese definita. Sono stati formati comitati di archeologi israeliani per la ricerca in ogni parte della Palestina su cui fu fondata Israele. L’obiettivo rimane quello di creare una falsa narrazione storica con la giudaizzazione delle antichità palestinesi. Monumenti storici nelle principali città palestinesi, come Acri, Giaffa, Gerusalemme e Tiberiade, non sono stati risparmiati da questo processo.
Inoltre, Israele ha usato varie istituzioni per giudaizzare la moda palestinese attraverso sistematici furti e falsificazioni culturali. Anche le ricette locali non sono state risparmiate. Israele ha partecipato a esposizioni internazionali per mostrare la moda e la cucina palestinese con l’etichetta come “Israeliana”.
Così l’eredità e la storia della Palestina risalenti a migliaia di anni vengono rubate dall’occupazione israeliana e dalle “mafie” che vendono preziose antichità. Questo accade in un momento in cui i partiti palestinesi stanno prendendo l’iniziativa e chiedendo la protezione del loro patrimonio, della loro storia e della loro civiltà.
In questo quadro, diversi studi hanno segnalato che ci sono oltre 3.300 siti archeologici nella sola Cisgiordania occupata. Numerosi ricercatori confermano che, in media, ogni mezzo chilometro in Palestina esiste un sito archeologico che testimonia la vera identità e storia della terra.
È importante qui ricordare gli effetti devastanti del muro di separazione israeliano sul futuro delle antichità e dei monumenti palestinesi. La costruzione in corso del muro su terra palestinese in Cisgiordania porterà alla fine all’annessione di oltre il 50% del territorio occupato. Comprenderà anche più di 270 importanti siti archeologici, oltre a 2.000 luoghi archeologici e storici. Decine di siti e monumenti storicamente importanti sono stati distrutti nel corso della costruzione del muro.
Studi specializzati sulle antichità palestinesi indicano che, da quando ha occupato la Cisgiordania e la Striscia di Gaza nel giugno 1967, Israele è stato in grado di rubare e vendere ancor più manufatti palestinesi in Cisgiordania. Questo fenomeno è stato accentuato dallo scoppio dell’ Intifada Al Aqsa alla fine del settembre 2000.
Il Dipartimento per le Antichità e il Patrimonio Culturale dell’Autorità Palestinese ha evidenziato che oltre 500 siti archeologici e oltre 1.500 pietre miliari sono stati rubati e distrutti da ladri israeliani e dall’occupazione. È un fatto che, come ha dimostrato il lavoro di Salman Abu Sitta (vedi Salman Abu Sitta has demonstrated,), dal 1948 più di 500 città e villaggi palestinesi sono stati distrutti e spazzati via dalla carta geografica ad opera di Israele. Il Dipartimento ha anche confermato che le risorse culturali ed economiche della Palestina continuano ad essere svuotate da Israele.
Studi palestinesi mostrano che la ragione di questa Nakba tuttora in corso è il crollo di qualsiasi sistema di tutela delle aree palestinesi, a causa del controllo israeliano. Tale protezione rientra nella gestione diretta dell’occupazione, il che significa sostanzialmente che l’esercito israeliano è libero di distruggere i siti del patrimonio culturale, come è accaduto a Gerusalemme, Nablus, Hebron, Betlemme e altre città e villaggi palestinesi.
Il furto archeologico e la violazione dei siti del patrimonio palestinese sono una delle maggiori sfide che i palestinesi devono affrontare quando cercano di preservare la loro cultura e presenza fisica nella loro terra d’origine, che è minacciata dalla giudaizzazione e presa di mira sistematicamente dalle politiche israeliane.E’ necessario sensibilizzare la società palestinese per affrontare questa nuova-vecchia sfida imposta da Israele.
Dobbiamo anche rafforzare la nostra capacità di combattere il furto operato da Israele della nostra storia a livello locale, regionale e internazionale. E questo può essere rafforzato dalla piena adesione della Palestina a organizzazioni internazionali significative, come l’UNESCO.
La diversità culturale in Palestina risale a migliaia di anni fa. È vergognoso che permettiamo che questo venga coperto e nascosta la storia, allorché Israele tenta di “provare” la sua falsa narrazione dello “stato ebraico”, con l’esclusione degli abitanti locali (indigeni).
Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.
traduzione Alessandra Mecozzi da: https://www.middleeastmonitor.com/20191106-israel-is-falsifying-palestinian-history-and-stealing-its-heritage/?fbclid=IwAR15q8xxNSwHTpvTksrvb_HqSWz3DeEldn7XDrqVAsBlr6Fm0veSAxmXIJk
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