
Fatena Al-Ghurra è una poetessa e giornalista palestinese. I suoi genitori si sono trasferiti a Gaza dopo l’occupazione israeliana del loro villaggio nel 1948. Fatena è nata e ha vissuto a Gaza per la maggior parte della sua vita ed è emigrata in Egitto, Francia e infine in Belgio. Nel 2016 le è stato conferito lo status di cittadina belga e quindi è stata inviata all’IWP’17 come scrittrice belga della diaspora araba.

Al centro della sua poesia ritroviamo l'”io” di un popolo che ha a lungo vissuto come vittima di una terra martoriata. Si tratta di un “io” non inerte e distanziato dall’esperienza di profondo dolore e alienazione tipica del palestinese, quanto piuttosto una voce pungente di chi, trovandosi in un territorio instabile e conteso, narra la quotidianità e rivendica per la propria vita il diritto alla normalità, alla bellezza e ad una esistenza senza timori.
“Discendo da marinai ribelli alle rive
Figlia delle onde e della memoria
Ultima superstite di coloro ai quali Sansone cedette la chioma
prima di insorgere come giovane vergine
ultima discendente della femminilità fresca e antica”. *
Si apre così la poesia Mi rivelo di Fatena al-Ghurra, in cui la figura femminile esprime la necessità di osare, di rompere i tabù, ma soprattutto di ridisegnare gli equilibri di genere.
Nelle sue opere non manca mai la speranza, così come dice la poesia omonima:
“Quando il cosmo parrà un buco nero
lì mi troverai a riposare
afflitta nella mia solitudine
in attesa di un raggio di sole.” *
La poesia di Fatena al-Ghurra si leva quasi sinuosa sulle ferite della sua terra per rivendicare la libertà di pensiero contro qualsiasi forma di oscurantismo e segregazione culturale.
- * Tratte da “Tranne me” – traduzione di Simone Sibilio
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