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Perché Israele definisce i diritti umani “terrorismo”

Shehadeh legge dal suo libro 
Palestine Walks durante un’escursione organizzata dal Palestine Festival of Literature, vicino a Ramallah, West Bank, 5 giugno 2014

di Raja Shehadeh 27 ottobre 2021 da The New York Review

Con una mossa ampiamente condannata, il governo israeliano ha bandito il gruppo che ho fondato. È così che Israele impone l’impunità per le proprie politiche illegali di occupazione.

Nota della redazione

Il 16 ottobre abbiamo parlato con Raja Shehadeh del suo lavoro come scrittore e come avvocato e fondatore, nel 1979, di Al-Haq, che presto divenne il principale gruppo palestinese di monitoraggio dei diritti umani. “Il mio mondo di Ramallah, con la sua vicinanza alle colline, si stava trasformando inesorabilmente in un modo che mi sconcertava e mi spaventava”, ha detto. “I cambiamenti avvenuti attraverso l’acquisizione della terra da parte dell’esercito israeliano utilizzando vari stratagemmi legali falsi e sostituendo i nomi delle varie caratteristiche del territorio, delle città e dei villaggi con nomi ebraici, nonché i cambiamenti nella narrazione che ha accompagnato il processo, sono stati tutti preceduti dalle modifiche che stavano avvenendo nelle leggi locali. “Il mio progetto sul piano legale era di fare la cronaca di questi cambiamenti e mettere in guardia contro le loro conseguenze. Questo ho perseguito con la speranza di sensibilizzare per esercitare pressioni per fermare la colonizzazione israeliana della nostra terra”. Quel progetto che copriva quattro decenni di azioni con l’assunzione di responsabilità legali, è stato bloccato la scorsa settimana quando, il 22 ottobre, il governo israeliano ha dichiarato Al-Haq e altre cinque ONG “organizzazioni terroristiche”, di fatto fuorilegge.” Shehadeh ha scritto per noi la seguente risposta.

Un colono ebreo armato di una mitragliatrice Uzi osserva l’inizio della costruzione di un insediamento illegale su un terreno confiscato da Israele ai palestinesi, Talmon, vicino a Ramallah, Cisgiordania, 23 marzo 1989Maggie Ayalon/GPO via Getty Images

Nel 1978 sono tornato a Ramallah dopo i miei studi di legge a Londra, pieno di idee sull’importanza dello stato di diritto e sulle possibilità di resistere all’occupazione israeliana utilizzando il diritto internazionale. L’anno successivo, io e due colleghi, un laureato a Yale di nome Charles Shammas e l’avvocato americano Jonathan Kuttab, abbiamo fondato un’organizzazione che abbiamo chiamato Al-Haq (Il Diritto) affiliata della Commissione Internazionale dei Giuristi (ICJ) a Ginevra. È stato uno dei primi gruppi per i diritti umani nel mondo arabo e il primo e unico del suo genere nei territori occupati da Israele. La prima grande attività di Al-Haq è stata quella di documentare i vasti cambiamenti nelle leggi locali nella Cisgiordania occupata, imposti dagli ordini militari israeliani. Questi, in violazione del diritto internazionale, sono stati progettati per consentire a Israele di effettuare acquisizioni illegali di terreni per la costruzione di insediamenti israeliani illegali. In uno studio che io e Jonathan abbiamo scritto, intitolato The West Bank and the Rule of Law, pubblicato nel 1980 congiuntamente da Al-Haq e dall’ICJ, abbiamo sottolineato che queste disposizioni sono state nascoste al pubblico. Che Israele stesse quindi usando una legislazione segreta per violare il diritto internazionale era motivo di imbarazzo nazionale, sebbene fosse negato dal governo e inizialmente contestato da un certo numero di giornalisti israeliani. Dopo aver indagato sulla questione, questi giornalisti hanno capito che non avevamo esagerato e che questi ordini, infatti, non erano stati pubblicati. Durante gli oltre quattro decenni dalla fondazione di Al-Haq, l’organizzazione ha continuato a perseguire gli obiettivi per cui è stata istituita: documentare e resistere attraverso la legge alle violazioni dei diritti umani israeliane, compreso il maltrattamento dei prigionieri, lo sfruttamento economico dei Territori occupati, delle loro risorse naturali e la costruzione di insediamenti illegali. Dopo l’istituzione dell’Autorità Palestinese in seguito agli Accordi di Oslo del 1993-1995, il monitoraggio delle violazioni di Al-Haq si è esteso a quelle commesse dall’AP, a cui Israele aveva trasferito alcuni poteri civili. Grazie a questo primato di impegno imparziale nei confronti della legge, Al-Haq è diventata una risorsa affidabile per numerose organizzazioni internazionali per i diritti umani, nonché per le Nazioni Unite e i governi di tutto il mondo.

Il governo israeliano ha cercato con insistenza di screditare Al-Haq e il suo lavoro. All’inizio, i funzionari hanno tentato di diffamare Al-Haq definendolo una copertura per l’allora illegale Organizzazione per la Liberazione della Palestina; ora hanno etichettato Al-Haq come un braccio di una delle fazioni più radicali dell’OLP, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Entrambe sono accuse assurde. Tuttavia, negli anni dal 1979 al 1993, quando ho agito come co-direttore di Al-Haq, ho passato molte notti insonni a preoccuparmi di quali potessero essere le rappresaglie israeliane per i nostri rapporti veritieri e basati su prove schiaccianti sull’occupazione. Oltre a fare del loro meglio per screditare i nostri rapporti sui diritti umani, le autorità israeliane mi hanno spesso chiamato per interrogarmi sul mio coinvolgimento con Al-Haq e hanno fatto pressioni su mio padre, anche lui avvocato, per convincermi a dimettermi dal mio incarico. Nel frattempo, i nostri operatori sul campo sono stati molestati, membri del personale imprigionati e ad altri collaboratori è stato impedito di viaggiare. Eppure, durante la re-invasione della Cisgiordania del 2002, quando l’esercito israeliano ha distrutto numerosi uffici di ONG, oltre a quelli della stessa Autorità Palestinese a Ramallah, Al-Haq è stato risparmiato. Il governo non si è mai sentito tanto autorizzato dal suo senso di totale impunità da definire Al-Haq come “organizzazione terroristica” – fino ad ora.

Ero in vacanza a Edimburgo, in Scozia, il 22 ottobre quando ho sentito questa notizia scioccante: che il ministro della Difesa israeliano e vice primo ministro, Benny Gantz, aveva emesso un ordine dichiarando che Al-Haq e altre cinque ONG palestinesi erano organizzazioni terroristiche. Le implicazioni di questa azione sono devastanti. È probabile che l’ordine del governo sia seguito da uno del comandante militare israeliano in Cisgiordania che aggiunge Al-Haq all’elenco delle organizzazioni vietate ai sensi dei regolamenti di difesa (di emergenza) del mandato britannico del 1945, che rimangono in vigore nei territori occupati da Israele, nella Cisgiordania. Con questa designazione, chiunque lavori o fornisca servizi per Al-Haq, o anche solo esprima il suo sostegno, sarà soggetto all’arresto con l’accusa di terrorismo. Tutti i beni finanziari dell’organizzazione saranno confiscati e le banche israeliane impediranno a qualsiasi finanziamento di arrivare ad Al-Haq. In altre parole, questa importante organizzazione per i diritti umani, che, attraverso il suo lavoro legale nel corso degli anni ha svolto un ruolo così vitale nel fornire informazioni sulle violazioni israeliane della legge e nell’utilizzare azioni legali per resistere a tali trasgressioni contro gli abitanti palestinesi dei Territori occupati, che godono di protezione secondo il diritto internazionale, sarà neutralizzato. L’ordine di Gantz ha prodotto forti reazioni in Israele e all’estero. Human Rights Watch e Amnesty International, che lavorano entrambi a stretto contatto con Al-Haq, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta definendo l’azione israeliana una “decisione spaventosa e ingiusta” e descrivendola come “un attacco del governo israeliano al movimento internazionale per i diritti umani. ” In un editoriale del 24 ottobre, il principale quotidiano israeliano Haaretz lo ha condannato come “una macchia su Israele”, aggiungendo

Il significato letterale è chiaro: ogni resistenza all’occupazione è terrore. Israele sta minando la distinzione tra lotta legittima e illegittima. Questo è un vantaggio per le organizzazioni terroristiche e per l’uso della violenza. Se tutte le forme di resistenza costituiscono terrore, come si può resistere all’occupazione senza essere terroristi?

Tali critiche costringeranno Gantz a revocare l’ordine? Questo è altamente improbabile. Per il momento, mentre la questione è sotto gli occhi dell’opinione pubblica, il governo può astenersi dall’agire o dall’intraprendere qualsiasi rappresaglia contro Al-Haq e i suoi dipendenti. Ma questa sarà solo una tregua temporanea. Le forze di difesa israeliane, che hanno il pieno controllo della Cisgiordania, useranno sicuramente l’ordine e i poteri che ne derivano per colpire Al-Haq, come fanno contro qualsiasi altro gruppo così etichettato come “terrorista”. Perché adesso?, ci si potrebbe chiedere. La risposta più probabile è che Al-Haq ha recentemente dato un forte sostegno alla Corte Penale Internazionale (CPI/ICC) fornendo prove per le sue indagini sui crimini di guerra commessi da Israele durante la guerra di Gaza del 2014. (La CPI sta anche studiando accuse di crimini di guerra contro il gruppo militante palestinese Hamas in quello stesso conflitto) Tra i candidati che potrebbero essere nominati in tale atto d’accusa ci sarebbe lo stesso Gantz, che allora era comandante in capo dell’esercito israeliano. Ciò evidenzia solo quanto sia importante per la Corte Penale Internazionale riuscire nei suoi sforzi di chiamare in causa Israele e quanto sia importante frustrare gli sforzi del governo degli Stati Uniti di ostacolare il lavoro della Corte Penale Internazionale per assicurare alla giustizia qualsiasi funzionario israeliano che abbia commesso crimini di guerra. La percezione del governo israeliano di essere immune da tali procedimenti giudiziari lo ha incoraggiato a continuare ad infrangere il diritto internazionale nel corso degli anni, come dimostra quest’ultimo ordine contro Al-Haq.

Sono sempre stato orgoglioso di Al-Haq e del mio lavoro per aiutare a stabilire l’organizzazione e salvaguardare la sua credibilità internazionale. Il mio orgoglio non sarà sminuito da questa etichettatura come entità terroristica. Né io, residente a Ramallah da tutta la vita, cesserò di sostenerlo, quali che siano le conseguenze.

Raja Shehadeh è uno dei fondatori del gruppo per i diritti umani Al-Haq, affiliato della Commissione Internazionale dei Giuristi. Il suo ultimo libro, Going Home: A Walk Through Fifty Years of Occupation, è stato pubblicato nel 2019; il suo prossimo lavoro, Avremmo potuto essere amici, mio ​​padre ed io, è previsto per il 2022

traduzione di Gabriella Rossetti

PalestinaCeL

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