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Le nuove voci palestinesi indipendenti fanno la differenza

di Mona Al Ghussein* (da un webinar nel 2021)**

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Mona Al Ghussein

La scorsa notte non riuscivo a dormire e quando l’ho fatto ho sentito le bombe nel sonno.
Rannicchiato in un angolo della mia stanza, cercando di proteggere il mio fratellino.
Mentre l’edificio trema come se fosse posseduto, ma non c’è niente di più forte della volontà degli oppressi.

Mio padre rischia la vita fuori a comprare il pane.
Non c’è niente che io possa fare per stare al sicuro ed essere coraggioso.
Anche se questa casa potrebbe essere la mia tomba.
La quarta guerra nel mio dodicesimo anno.
Mia zia ha perso la sua casa, ma è ancora viva, traumatizzata.
Mia sorella non riusciva a dormire… ha cercato di trattenere il pianto.
Ho detto che erano fuochi d’artificio, raccontandole bugie.

Questa è la vita sotto occupazione.
Le madri piangono combattendo con il dolore.
Lenzuola bianche coprono i corpi nelle strade.
Dov’è la compassione?
Questo è senza cuore.
È come un’anima che vive nell’oscurità.
Non c’è abbastanza acqua o elettricità per ore.
Mi chiedo come possa dormire la notte il pilota di caccia.
Sapendo di poter mettere sconvolgere la città… massacrando famiglie premendo un pulsante.
Voglio la libertà per la popolazione.
2 milioni di prigionieri che vivono in questo luogo
Gridando al muro ma nulla cambia.
Questa è la vita sotto un’occupazione”.

Questa è una canzone rap di un dodicenne di Gaza noto come MC Abdul Rahman al Shanti e dice chiaramente ed eloquentemente che cos’è la vita sotto occupazione e bombardamenti
La sua giovane voce che cammina tra le macerie e la devastazione di Gaza ha raggiunto un pubblico globale e ha risuonato tra le persone

Questa era violenza su un popolo che non ha il potere militare e i mezzi per combattere una guerra. Ma come dice MC, non c’è niente di più forte della volontà degli oppressi.

E sono voci come la sua e altre che sono emerse che stanno cambiando la direzione della discussione palestinese.
Non sono i politici.
Non sono i mediatori.
Non sono i superpoteri.
Ma il popolo palestinese stesso usa la propria voce per riprendere il controllo della propria storia.

Sono cresciuta in Inghilterra e i miei primi ricordi di essere palestinese, fieramente orgogliosa di quell’identità, sono legati al mio essere etichettata e considerata come una terrorista.
I miei diritti, la mia voce, sono stati negati dalla comunità internazionale e in QUALCHE modo dalla leadership palestinese.
La mia legittimità veniva continuamente erosa, messa in discussione non solo dagli occupanti ma dal mondo.

Nulla è cambiato per i palestinesi.
Non la lotta armata. Quella non è riuscita.
Non le trattative. Quelle non sono riuscite.
Non vertici di pace senza fine. Quelli non sono riusciti.
Non gli accordi di Oslo. Neanche quelli sono riusciti.

Non mi concentrerò sul retroterra storico di come siamo arrivati ​​a questo.
Ma su qualcosa di molto più positivo.
Sulle nuove voci palestinesi che stanno sorgendo sia in Palestina che nella comunità internazionale.
Queste voci stanno cambiando i miti corrotti che hanno avvolto la storia palestinese che è stata per così tanto tempo distorta, demonizzata e dirottata dagli occupanti con falsità.

Per anni come palestinese ho creduto sinceramente che potessimo avere un dialogo con i nostri occupanti basato su un desiderio condiviso di pace. Nonostante tutte le prove contrarie e la mancanza di mediatori onesti, credevo ingenuamente che l’obiettivo per entrambe le parti fosse la pace.
Il tempo mi ha smentito poiché è diventato evidente che la politica degli occupanti sostenuta dai regimi democratici occidentali, ha un programma che preclude la pace sia con l’aumento degli insediamenti, che con la discriminazione razziale, che con il furto di case e terre palestinesi.

Persino il bombardamento incessante di Gaza che ha distrutto famiglie e bambini non ha ricevuto altro che la solita blanda indignazione da parte dell’Occidente che ha portato a non fare assolutamente nulla. Come dice MC “‘Grido al muro ma non cambia nulla’

MA ORA QUALCOSA DI POTENTE ED AUTENTICO STA PRENDENDO PIEDE.
Il potere del popolo.
Organicamente indipendenti, utilizzando una quantità di piattaforme, social media e presentazioni attraverso arte musica film e attivismo politico indipendente
le nuove voci palestinesi sono inserite, RADICATE nel potere popolare. Questo ha avuto più impatto di ogni altra cosa nel cambiare il dibattito, e forse la direzione, evidenziando la lotta e la difficile situazione di un popolo che ha vissuto sotto occupazione per decenni. Ignorato e condannato .

Queste voci sono riuscite a fare ciò che tutti gli altri processi non sono riusciti a fare e hanno portato le voci palestinesi a un pubblico globale ottenendo il sostegno di Sindacati, movimenti per la giustizia sociale…Black Lives Matter femministe accademici Celebrità LGBTQ

Chi avrebbe potuto immaginare che il consiglio studentesco della Ivy League di Yale avrebbe fatto la seguente dichiarazione? “Condanniamo l’ingiustizia, la pulizia etnica e il genocidio che si verificano in Palestina”, o che il parlamento irlandese votasse per condannare l'”annessione di fatto” degli occupanti?

I palestinesi sia nella Palestina occupata che nella diaspora si sono rafforzati riprendendo il controllo delle loro storie, dei loro racconti delle loro esperienze che parlano chiaro e vengono ascoltati. È stata una lunga strada e un viaggio per far emergere finalmente le nostre storie.

Se dovessi fissare un momento decisivo per quando è iniziata questa transizione, direi che è stata l’adolescente Ahed Tamimi. Chi può dimenticare quell’immagine di una giovane donna palestinese che affronta coraggiosamente soldati armati?

Lentamente ma fermamente i giovani palestinesi stanno elevando il profilo della storia, dell’occupazione e dell’identità palestinesi in un modo che tutta la politica e i combattimenti non sono mai stati in grado di raggiungere.

E queste stesse voci non accetteranno più vaghe promesse di un qualche tipo di pace in futuro .
Queste voci non saranno sommerse né accetteranno alcuna soluzione che non dia loro pari diritti. Né accetteranno alcuna leadership che fa il poliziotto per proteggere l’occupante.
Vogliono e si aspettano libertà sicurezza equità.

Per anni, noi palestinesi, e io scelgo deliberatamente la parola, siamo stati le vittime che hanno dovuto dimostrare la nostra innocenza, eppure l’occupante è stato raramente, se non mai, ritenuto responsabile.
In qualche modo eravamo meno meritevoli dell’occupante.
Siamo stati continuamente accusati della mancanza di progressi per la pace, sia che si trattasse di avere un leader inaccettabile, per Hamas, che per i ragazzini che lanciano pietre.

Crescendo ho dovuto difendermi e spiegare chi e cosa ero come palestinese. Ho dovuto lottare per essere riconosciuta alla pari e per difendere il mio diritto ad esistere.

Dovevo essere attenta e consapevole nel linguaggio che usavo nel sollevare preoccupazioni contro le politiche in modo da non essere etichettata come antisemita.
Per decenni chiunque degli accademici, artisti, organizzazioni, partiti politici ha vissuto sotto la paura di questa etichetta, se parlava delle politiche di colonizzazione, apartheid, insediamenti, crimini di guerra e violazioni dei diritti umani degli occupanti.
In realtà questo non solo indebolisce la bruttezza del vero antisemitismo, ma sposta ancora una volta il fardello su coloro che sono occupati.
Essere anti-palestinesi è ripugnante quanto l’antisemitismo, indica razzismo e pregiudizio.

Nel corso degli anni è diventato sempre più difficile per me mantenere un equilibrio nei miei argomenti su negoziati, pace, speranza, poiché è diventato evidente che non solo la mia voce non veniva ascoltata o compresa, ma che la politica degli occupanti è stata sin dall’inizio una politica di colonizzazione dell’intera Palestina.

Allora, cosa c’è di diverso adesso?
Perché sento un barlume di speranza e ottimismo?

Le norme dell’occupante non sono cambiate.
Le politiche delle superpotenze non sono cambiate.
La leadership palestinese non è cambiata.

Ciò che è cambiato è quella moltitudine di voci che vengono ascoltate a livello globale in modo creativo, artistico o politico attraverso il potere del popolo palestinese e dei social media e nulla lo fermerà.

ECCO SOLO ALCUNI ESEMPI DI QUESTE VOCI.

Il giovane modello, Qaher Harhash, residente a Ramallah, ha espresso le sue preoccupazioni per l’assedio a Gaza e la violenza a Gerusalemme, il capo del design di ZARA lo ha rimproverato in un’e-mail che ha reso pubblica sui social media, minacciando i suoi contratti di modello e insultando l’Islam. Questa visione preconcetta ha presto ottenuto una richiesta di boicottaggio di Zara. Non sarebbe stato messo a tacere nonostante le minacce alla sua carriera e il tono islamofobo.

E neanche lo sono state le super modelle Gigi e Bella Hadid che sono state molto esplicite sull’ingiustizia dei palestinesi nonostante le minacce di ritiro di grandi contratti per mettere a tacere le loro voci, non hanno avuto paura.

Prendi il pluripremiato cortometraggio “The present” di Farah Nabulsi. Una semplice storia sull’umiliazione quotidiana, la frustrazione e la crudeltà imposte dall’occupante che ha avuto un impatto su un pubblico internazionale, o i giovani attivisti politici indipendenti come Mohamed el Kurd e la sua gemella Mona, che hanno orchestrato la loro battaglia contro i coloni, determinati a trasferire le famiglie di Sheik Jarrah street e hanno avuto più successo nel far sentire il messaggio a livello globale di qualsiasi altro politico grazie all’ enorme seguito sui social media.

Non è più possibile per nessuno fermare queste voci potenti che parlano con autenticità delle realtà sul campo e della nostra storia.

Queste voci palestinesi non sono emerse in modo casuale o isolato, ma sono state il risultato diretto dei palestinesi stufi dello status quo dell’occupazione, di false promesse, della mancanza di responsabilizzazione e trasparenza da parte dell’occupante, dei propri leader, della comunità internazionale.

Non saranno più pedine, né danni collaterali e non subiranno il dirottamento delle loro storie e identità.

Queste voci chiedono perché la minaccia alle loro vite non abbia lo stesso peso che per gli occupanti? E la loro sicurezza? E il loro diritto a difendersi?

Le voci palestinesi non saranno più messe a tacere dalla paura delle ripercussioni
o dal far dipendere alla fine in qualche modo la loro causa, il loro diritto alla giustizia da una terza parte. Queste voci stanno prendendo il controllo del loro futuro e di come vengono percepite.

Questo è un enorme cambiamento nella storia palestinese che porterà in una direzione molto più incisiva del semplice dialogo tra politici mediatori istituzioni statali governi che da oltre 7 decenni hanno fallito e fallito e fallito.

In conclusione

• Non ci va una grande scienza per vedere quali sono e quali sono state le intenzioni dell’occupante. Non è mai stato un partner credibile per la pace
• Non è accettabile che la comunità internazionale parli di leggi, risoluzioni legali, ecc., tutto ciò che è importante, e dimentichi le questioni profonde e fondamentali della realtà di un popolo che viene respinto e trattato come esseri umani inferiori per la loro identità non titolare di diritti.
• I palestinesi possono anche avere una leadership inefficace, ma questa non è giustificazione per punire un intero popolo per decenni.

Con una nota ottimistica condivido una recente opinione del co-fondatore di BDS Omar Barghouti

“libertà, giustizia e uguaglianza sono più vicine che mai”.

A causa delle potenti voci palestinesi indipendenti che stanno guadagnando slancio

O come ha detto MC: Non c’è niente di più forte della volontà degli oppressi

*Mona Al Ghussein è una giornalista, scrittrice, produttrice e documentarista palestinese britannica. Attualmente vive in Portogallo e lavora con i migranti. Co-autrice di Feminine Power, i suoi scritti si sono concentrati principalmente sul conflitto israelo-palestinese sia per la stampa britannica che per quella araba- vedi anche: https://wearenotnumbers.org/home/Mentor/Mona_Al_Ghussein

** traduzione e pubblicazione autorizzate dall’autrice

PalestinaCeL

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