a cura di Alessandra Mecozzi
Negli intensi dieci giorni trascorsi a Gaza ho incontrato molte donne e uomini di intelligenza e cultura brillanti, e di grande iniziativa. Pubblicherò diverse brevi interviste, cominciando da Salah Abdel-Ati. Alcune personalità sono tratteggiate nel diario di viaggio Gaza. L’indomabile pubblicato da comune-info.net che trovate sopra.
Intervista a Salah Abdel-Ati, Coordinatore della Commissione Nazionale per la Grande Marcia del Ritorno e la fine dell’assedio di Gaza
Salah è un giovane avvocato, ha cominciato a fare politica a 15 anni, al tempo della prima intifada. Era un dirigente degli studenti nel PFLP. Ha fatto il formatore di circa 15000 giovani in tutta la Palestina. Ha scritto molti libri, è orgoglioso del rispetto popolare che lo circonda. Adesso è molto conosciuto come dirigente della Grande marcia per il Ritorno, dove mi sono recata con lui, fermato da amici e reclamato per interviste in continuazione. Lavora come direttore di Masarat – Palestinian Center for Policy Research & Strategic Studies
“La Marcia e la Commissione internazionale per il sostegno dei diritti dei palestinesi sono la mia attività volontaria; il mio lavoro è dirigere Masarat”, l’ associazione nella cui sede lo incontro, a Gaza city. Masarat vuol dire in tutte le direzioni, e Salah ci tiene a sottolineare il carattere plurale, aperto alla collaborazione con altre associazioni e diretto a tutti/e della attività della associazione.
I suoi “pallini” sono l’ apprendimento attivo (vi si svolgono in continuazione corsi di formazione politica) e la partecipazione, come base di processi democratici.
Su che cosa lavorate adesso?
Una priorità è il programma per la riconciliazione (Fatah e Hamas), lavoriamo nel sociale e scriviamo testi che vengono inviati a tutte le forze politiche. Pensiamo che il dialogo sia l’unico modo per uscire da questa crisi. Sulla riconciliazione ci lavoriamo da almeno 7 anni, discutendo, incontrando altre organizzazioni della società civile e politica. Analizziamo le politiche di Israele, indispensabile per costruire una nostra strategia. Nei testi che vengono scritti dai partecipanti spieghiamo quanto costa la divisione, anche in termini economici, non solo politici. Analizziamo le leggi e tutte le violazioni che Israele commette nei confronti del diritto internazionale e dei diritti umani.
Abbiamo anche costituito un “tavolo delle donne per la pace”, le donne partecipano e sono molto attive. Io ero direttore della Commissione per I diritti umani, un tema centrale che mi sta particolarmente a cuore”.
Poi vogliamo coinvolgere I giovani, che qui sono la maggior parte della popolazione, su attività che li interessino. Per questo ci serviamo di una development bank che fa piccolo crediti per piccoli progetti. Chiediamo che ci vengano inviati e se ci sembrano adeguati e degni di fiducia vengono approvati e sostenuti. Lavoriamo anche con il Centro di cultura e scambi italiano Vik.
In che consiste il lavoro della Commissione internazionale per il sostegno ai diritti dei palestinesi?
Il lavoro internazionale è un aspetto essenziale della nostra attività. Come al Masarat ci interessa molto, per questo abbiamo un programma per “ambasciatori popolari”. Vi può partecipare chiunque, devono inviarci il loro CV, le loro intenzioni e poi facciamo una selezione su questa base, sia di palestinesi che di internazionali (www.ICSPR.ps)
Ci interessa costruire una rete di contatti con tutti coloro che vogliono sostenere I diritti dei palestinesi. E fare pressioni a livello internazionale. Siamo in una situazione pessima. Avremmo bisogno di dirigenti democratici, non uno che decide per tutti. Per questo vogliamo lavorare in tutte le direzioni. E la costruzione di strategia deve essere continua, perché la resistenza abbia un esito positivo. La Marcia per il ritorno è uno strumento che va in questa direzione e continuerà….
Abbiamo gia una sede in Libano e stiamo lavorando per aprirne una a Bruxelles, dove sono stato recentemente. Ho incontrato anche una delegazione del Coordinamentp Europeo delle associazioni per la Palestina (ECCP). E’ molto importante che vengano coinvolti parlamenti e istituzioni anche a livello europeo. Abbiamo anche rapporti con il Consiglio per I diritti umani a Ginevra, Nazioni Unite. Insomma andiamo proprio in tutte le direzioni, sia qui in Palestina che a livello internazionale.
Quali prospettive vedi per il futuro?
Vedo tre possibili scenari: uno è che questa situazione esploda e si arrivi a un’ altra guerra distruttiva; la seconda è che venga raggiunta effettivamente una riconciliazione palestinese e che le cose quindi migliorino; la terza è lo statu quo, incertezza e precarietà permanenti….
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