Palestinesi che sono stati privati dalla loro terra dai coloni israeliani inveiscono contro la controversa visita del Segretario di Stato a Psagot

Nella mattina di mercoledì 18 novembre, esplosioni tonanti e nuvole di fumo hanno adornato l’ingresso di Psagot in attesa dell’arrivo del Segretario di Stato americano Mike Pompeo presso la sua azienda vinicola israeliana. Ma non si è trattato certo di fuochi d’artificio di benvenuto: centinaia di manifestanti palestinesi si erano radunati per inveire contro la prima visita di un diplomatico statunitense a un insediamento israeliano illegale nella Cisgiordania occupata, e l’esercito israeliano ha risposto subito con gas lacrimogeni e bombe sonore.
La colonia di Psagot è stata fondata nel 1981 sulle terre di al-Bireh, appena fuori dalla città di Ramallah, nella Cisgiordania centrale. È stata costruita sulla collina nota ai palestinesi come Jabal al-Tawil, che è il sito di dozzine di acri di terra palestinese di proprietà privata.
L’amministrazione uscente dell’ormai ex-presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stata una convinta sostenitrice del movimento dei coloni e, con la visita alla vigna di Psagot, il suo Segretario di Stato stava rompendo anni e anni di convenzioni e consenso internazionale.
In risposta a questo, i palestinesi si sono diretti verso una valle tra l’insediamento e al-Bireh, innalzando bandiere palestinesi e intonando slogan contro l’occupazione israeliana e il governo degli Stati Uniti. Decine di soldati israeliani li hanno respinti con una forza tale che alcuni dei manifestanti coinvolti hanno successivamente richiesto cure mediche per l’inalazione di gas lacrimogeni.
“Siamo qui oggi per opporci alla visita di Mike Pompeo a questo insediamento illegale, che è stato costruito su una terra palestinese rubata”, ha detto a Middle East Eye Muafaq Sahweil, leader del movimento di Al-Fatah a Ramallah e uno degli organizzatori della protesta. “Per il Segretario di Stato degli Stati Uniti mettere piede all’interno di un insediamento illegale è un’ingiuria completa a tutti le convenzioni internazionali e gli accordi sugli insediamenti stessi, ed è una flagrante violazione del diritto internazionale”, così afferma Sahweil, 50 anni.
Ha inoltre sottolineato che, mentre i manifestanti avevano una minima speranza che i loro messaggi arrivassero ai funzionari dell’amministrazione Trump, sentivano che era importante “mostrare a qualsiasi futuro governo americano, a qualsiasi politico e a qualsiasi leader che non può calpestare i diritti dei palestinesi per i propri scopi politici”. “E a Mike Pompeo: la Sua presenza oggi in questo insediamento è illegale, ed è un insulto ai nostri diritti umani fondamentali in qualità di palestinesi”, ha così dichiarato.
“Aggressione politica”
Pompeo e altri alti funzionari statunitensi sono stati grandi sostenitori del governo di destra del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e alcuni nell’amministrazione hanno persino concesso donazioni al movimento dei coloni. L’anno scorso Pompeo ha infranto a tutti gli effetti decenni di politica estera statunitense nella regione quando ha annunciato che gli Stati Uniti non avrebbero più considerato gli insediamenti illegali, una mossa che ha attirato critiche diffuse da parte dei funzionari palestinesi e internazionali.
Il cambiamento di politica, tuttavia, non ha provocato alcun cambiamento simile all’interno della comunità internazionale, che continua a riconoscere l’illegalità degli insediamenti israeliani nel territorio palestinese occupato.
“È chiaro che l’amministrazione Trump stia cercando di consolidare qualsiasi politica pro-Israele prima che venga sollevata dal suo incarico”
– Muafaq Sahweil, Al-Fatah
Nonostante la storia recente di Pompeo e Trump, i manifestanti palestinesi hanno affermato di trovare ancora la visita del Segretario di Stato inaspettata e profondamente significativa per la loro lotta. “Questa visita aiuta a legittimare l’occupazione israeliana e dà a insediamenti come questi più potere per continuare ad espandersi e conquistare la terra palestinese”, ha affermato Sahweil. Ha inoltre aggiunto che la visita di Pompeo non dovrebbe essere normalizzata dalla comunità internazionale, per paura delle possibili ripercussioni su un futuro processo di pace.
“Ogni volta che viene costruita una nuova colonia, il processo di pace e i negoziati diventano più complicati”, ha dichiarato Sahweil. “È chiaro che l’amministrazione Trump stia cercando di consolidare qualsiasi politica pro-Israele prima che venga sollevata dal suo incarico in meno di due mesi”.
Jamal Salem, 74 anni, residente di al-Bireh e uno dei proprietari terrieri di Jabal al-Tawil, ha espresso la sua idea e le sue sensazioni in merito alla questione: “La visita di Pompeo oggi non simboleggia solamente un atto di aggressione politica, ma è un diretto attacco personale nei miei confronti e di tutti i proprietari terrieri palestinesi di Jabal al-Tawil”.

(MEE / Akram al-Waara)
“Possiedo più di 32 dunum di terra vicino all’ingresso dell’insediamento e sulla montagna stessa”, ha detto Salem. “Ma per decenni l’occupazione israeliana mi ha impedito persino di accedere alla terra per coltivare o semplicemente visitarla”.
Salem ha mostrato il suo disappunto a riguardo, poiché non è giusto che lui, che ha atti che dimostrano la proprietà della terra su Jabal al-Tawil, non possa visitare l’insediamento, ma funzionari come Pompeo possono andarci liberamente e senza conseguenze. “Queste visite non aiutano la pace, peggiorano solo le cose sul campo e incoraggiano i coloni e i loro piani di espansione e annessione”.
Grande offesa
Oltre alla presenza di Pompeo a Psagot, la sua visita alla cantina Psagot è stata particolarmente offensiva per i proprietari terrieri palestinesi come Salem, le cui famiglie un tempo coltivavano l’uva che ora viene raccolta, trasformata in vino e venduta dai coloni.
“Questo insediamento ha rubato la nostra terra”, ha affermato Salem. “Se non fosse per questo, saremmo in grado di coltivare la terra e i nostri vigneti, invece ora i coloni possiedono la cantina nella nostra terra e ne traggono tutto il profitto ricavabile.”
Salem ha persino sottolineato che lui, insieme alla maggior parte dei palestinesi che possiedono terreni a Jabal al-Tawil, sono anche cittadini americani. “Se fossimo israeliani americani, il governo degli Stati Uniti ci sosterrebbe nella costruzione di cantine e insediamenti, come stanno facendo con la gente di Psagot”, ha detto. “Tuttavia, essendo palestinesi americani, il nostro governo non si preoccupa dei nostri diritti. È chiaro che questo è l’ultimo regalo di Trump agli israeliani prima che lasci la Casa Bianca”.
Anche il novantenne Odeh Hamayeh possiede terreni su Jabal al-Tawil, ma non è stato in grado di visitare la sua terra per decenni – qualcosa che fino ad oggi fa venire le lacrime agli occhi dell’anziano signore. “Ogni tanto vado ancora alla moschea di al-Bireh che si affaccia sulla montagna”, ha detto Hamayeh a Middle East Eye. “Solo così posso dare un’occhiata alla mia terra e alla terra che mi è stata tramandata da mio padre e mio nonno”.
“Ma, quando guardo la mia terra, sapendo che non posso andarci, mi si spezza il cuore”, ha aggiunto con gli occhi pieni di lacrime e la voce rotta. “Tutto quello che voglio è andare a far visita alla mia terra e portarvi i miei figli e nipoti, ma non posso”.
Hamayeh ha sottolineato che sono state le famiglie palestinesi come la sua a piantare olive, fichi e uva sulla terra di Psagot, “ma i coloni ci hanno portato via tutto questo”.
“Se Pompeo fosse un essere umano e sapesse quanto questa terra significhi per noi, non sarebbe dovuto andarci oggi.”
Articolo di Akram Al-Waara ad Al-Bireh, Cisgiordania occupata
Traduzione a cura di Rachele Manna https://www.middleeasteye.net/news/israel-palestine-us-pompeo-settlement-psagot-visit
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